LA DECIMA DI BEETHOVEN

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Stephen sta dettando al registratore l’ultimo capitolo del suo saggio sulla “Decima di Beethoven” e racconta gli eventi della settimana precedente.
Sua moglie Jessica era stata all’esecuzione della Quarta Sinfonia composta dal loro figlio Pascal. Gli applausi erano stati subissati dai fischi. Jessica si lamenta perché Stephen non è affatto comprensivo con il figlio.
Interviene la ragazza alla pari, Irmgard, che a sua volta accusa Stephen di essere un pessimo padre.
Pascal, dal canto suo, non riesce a capire l’ostilità della critica nei confronti della sua musica. Stephen cerca dapprima di trovare un terreno di intesa e comprensione col figlio, poi si stanca, e fa una critica severa della sua opera.
Irmgard accusa Stephen di essere troppo pretenzioso, ed essendo in parte vero, Jessica, intervenendo in difesa del marito, la licenzia. Irmgard attacca Stephen per i suoi articoli su Beethoven, che verranno poi raccolti in volume. Secondo lei, Beethoven non sarebbe affatto d’accordo con la interpretazione che Stephen dà di lui e della sua musica. Ah, come vorrebbe che Beethoven fosse li a dimostrarlo.
Si sente bussare alla porta: arriva Beethoven. È sordo, parla in tedesco con voce stentorea, e può comunicare solo con Irmgard, alla quale non disdegna di pizzicare il dietro.
Il compositore passa la notte a casa Fauldgate. Al mattino dopo, il medico chiamato da Stephen, non senza una certa lotta. gli rende l’udito con un
apparecchietto acustico. A questo punto è in grado di comunicare con tutta la famiglia.
Con un dialogo sempre molto brillante e divertente (che andrebbe qui tradotto battuta per battuta per riportarne lo humour) Beethoven si ritrova a tu per tu con ciascuno dei membri della famiglia Fauldgate. Ma intanto, cosa per lui strabiliante, scopre i dischi, e la possibilità di ascoltare le proprie opere dalla prima all’ultima – ha cosi la conferma di essere quel genio che si è sempre ritenuto.
Legge le sinfonie di Pascal – e le critica ferocemente. Legge gli articoli di Stephen. e trova che siano ben lontani dalla verità. È invece piuttosto tenero con Jessica, che gli canta AN DER FERNE GELlEBTE. A parte il fatto che Beethoven non riconosce subito la sua composizione, è poi disposto ad accompagnare Jessica al piano – non senza qualche errore iniziale mentre lei la canta.
Il secondo atto inizia con Beethoven che è scomparso – e tutta la famiglia che lo cerca. Irmgard è l’unica che non ci tiene a trovarlo: lui la tratta da serva, e non ammette nemmeno che lei lo ammiri. Stephen, dal canto suo, è un po’ geloso del rapporto che si è instaurato fra il compositore e Jessica.
Un prete cattolico, che ha trovato Beethoven nella sua chiesa, lo riporta a casa Fauldgate, e lo interroga riguardo il trapasso.
Stephen, dal canto suo, ha sentito Beethoven dire che presto se ne dovrà andare, e si affretta ad interrogarlo su come sarebbe stata la decima sinfonia.
Beethoven dice solo: un po’ più lunga della nona, con più strumenti, più coro, e cantata in greco.
È chiaro che non vuol rispondere seriamente, forse anche perché non conosce la vera risposta.
Allora Stephen lo interroga riguardo l’Amata Immortale a cui il compositore aveva inviato tre lettere che dopo la sua morte sono state trovate in uno scomparto segreto di casa sua.
Beethoven è molto colpito ed offeso perché i suoi ricordi più intimi sembrano essere diventati di pubblica conoscenza. Tenta di negare di aver scritto quelle lettere, ma alla fine deve ammettere di averle indirizzate alla Contessa Giulietta Guicciardi, per la quale lui aveva scritto la sonata per pianoforte CHIARO DI LUNA. Richiamata dalla musica della sonata, che Stephen accenna al pianoforte, arriva Giulietta, che finalmente è in grado di avere con l’ex-amato una spiegazione – visto che lui non è più sordo. Ma questo nuovo incontro non porterà ad una fine diversa la loro storia d’amore: interviene il Conte Gallenberg, marito di Giulietta, la quale sceglierà ancora una volta lui. Beethoven soffre ancora una volta l’abbandono della donna amata, e Stephen gli chiede scusa per averla evocata e capisce che c’è un limite oltre il quale l’interesse dello studioso non dovrebbe andare.
Ma a questo punto, senza alcun bisogno di musica, compare anche un amore “campestre” di Beethoven, una sana ragazza teutonica, che ha le fattezze di Irmgard. Beethoven capisce allora perché ha sempre trattato male la povera ragazza alla pari, e le vuol chiedere scusa. In questo incontro con Irmgard, Beethoven capisce che la ragazza è incinta, e le consiglia di andarsene con Pascal (che è il padre del bambino) in modo che Stephen e la moglie possano riscoprire cosa sono l’uno per l’altra, al di là, del fatto di essere “i genitori di Pascal”.
È ora che Beethoven se ne vada. Ma prima di andarsene, si toglie l’apparecchio uditivo: è felice di aver potuto ascoltare la sua musica interpretata da una serie di bravi interpreti, ma alla fin fine preferisce tornare ad essere sordo, poichè è stato grazie alla sua sordità che lui è diventato quello che è: un appassionato ricercatore di verità e bellezza. Beethoven sparisce. Resta, casualmente, la sua voce registrata sul registratore, che però il Compositore non sapeva usare bene. La voce dice: “…Tenterò di mandarvi un segno – se è nelle mie…” Dopo di che, anche la registrazione sembra venire cancellata. Due giorni dopo, Pascal e Irmgard comunicano la loro intenzione di trasferirsi in un monocamera a due isolati di distanza. Jessica e Stephen restano soli, ma sono felici di potersi ritrovare. L’intrusione di Beethoven nella loro vita ha se non altro portato Stephen a capire che deve essere un po’ meno egocentricamente concentrato solo su se stesso. All’improvviso, il pianoforte emette una nota. Poi un’altra. È come se una mano invisibile lo stesse suonando. Una terza nota. Poi una sequenza, una melodia di carattere sinfonico, maestosa, inafferrabile Beethoven al culmine della modernità. Quale delle sue opere è? Stephen non riesce a riconoscerla, eppure le conosce tutte… È forse la decima?

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Personaggi:  6 uomini – 3 donne

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